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Alla scoperta del Trentino-Alto Adige, al confine tra Austria e Italia

Viaggio linguistico-sociale in una regione ricca di storia e cultura

Di Veronica Moneghini

È luogo comune pensare che in Trentino si parli correttamente il tedesco: in realtà questa è una peculiarità dell’Alto Adige e non di tutta la regione! 

Io sono nata ed ho sempre vissuto nella provincia di Trento e mi viene frequentemente chiesto come mai non parli bene il tedesco come l’italiano. Penso quindi che sia doveroso fare chiarezza sulla nostra bellissima regione: il Trentino-Alto Adige, spesso protagonista di stereotipi e falsi miti. 

In questo breve articolo vi parlerò della storia della regione e delle lingue che vengono parlate sul territorio, le quali la rendono così caratteristica. 
Prima di iniziare però, è necessario che sia ben chiara la distinzione tra il Trentino, la cui provincia è Trento, e l’Alto Adige o Südtirol, la cui provincia è invece Bolzano.

Perché il Trentino-Alto Adige è una regione a statuto speciale? 

L’autonomia speciale del Trentino e del vicino Alto Adige, con cui il Trentino forma la regione autonoma, è nata a seguito dell’accordo italo-austriaco sottoscritto a Parigi il 5 settembre 1946 da Alcide De Gasperi, allora presidente del consiglio italiano e Karl Grüber, ministro degli esteri austriaco. 
Il testo dello Statuto è stato poi sottoposto e approvato dall’assemblea costituente italiana che è successivamente diventata la “Legge Costituzionale n. 5” promulgata il 26 febbraio 1948. 
Come è possibile immaginare, l’autonomia dell’attuale regione non può essere nata dall’oggi al domani, né può essere solamente il frutto di un intervento legislativo. Alle origini della nostra autonomia c’è una storia secolare, fatta di vicende complesse, tradizioni, che le comunità hanno saputo gelosamente conservare a dispetto dei rivolgimenti politici e sociali. 

Val di Fumo (TN)

La storia della regione Trentino-Alto Adige

I popoli trentino e sudtirolese sono uniti da molteplici legami storici e culturali. L’autonomia della regione rappresenta quindi in primo luogo una conquista per entrambi. Il collocamento di questo territorio, posto lungo l’asse del Brennero insieme all’abitudine al contatto e al confronto fra genti diverse, hanno fatto sì che l’autonomia avesse il suo fondamento nel rispetto e nella valorizzazione delle minoranze. L’origine del lungo e complesso percorso per ottenere lo Statuto speciale risale all’epoca medievale. In quel periodo il territorio godeva dello status di principato vescovile sottoposto all’autorità imperiale e tuttavia dotato di capacità politico-amministrative proprie. Passando ad epoche a noi più vicine, dopo la definitiva soppressione del principato avvenuta nel 1813 a seguito degli sconvolgimenti apportati dalla guerre napoleoniche, la regione che oggi conosciamo divenne parte della contea austriaca del Tirolo all’interno dell’impero austro-ungarico. L’avvento della prima guerra mondiale portò profonde lacerazioni e sofferenze tra i militari e la popolazione civile. Al termine di questo periodo drammatico il “Tirolo storico” venne nuovamente diviso.
Il Trentino così, assieme all’Alto Adige/Südtirol, venne incorporato nello Stato italiano tramite la sottoscrizione del trattato di Saint Germain. 

Skiarea Campiglio TN

La lotta per l’autonomia

Per oltre vent’anni la dittatura fascista ha soffocato qualsiasi tipo di diritto per le minoranze. Parliamo di ladini, mocheni e cimbri in Trentino, ladini e sudtirolesi in Alto Adige. Fu così repressa anche qualsiasi speranza autonomistica. Solo al termine della Seconda Guerra Mondiale si tornò finalmente a parlare di autonomia del territorio. E fu riconosciuta grazie alla firma dell’accordo di Parigi tra Alcide De Gasperi, che nel frattempo era stato nominato capo del governo italiano, e dal sopracitato austraico Karl Grüber. 

Il primo Statuto di autonomia non rappresentò tuttavia la completa soddisfazione alle richieste di autogoverno avanzata dal territorio, nonostante questo senza dubbio rappresentasse un indicibile passo avanti rispetto all’epoca precedente. Iniziò quindi una nuova stagione di rivendicazioni, la quale fece da sfondo a scenari drammatici di cui  regione porta tuttora le cicatrici. 

La sottoscrizione del secondo Statuto, avvenuta nel 1972, accolse finalmente le richieste delle due province Trento e Bolzano. Si avviò così una nuova stagione protagonista di rapporti pacifici tra Trentino-Alto Adige e il governo centrale di Roma. 

Rifugio Ai Brentei 2182 s.l.m.(TN)

La questione della lingua in Trentino-Alto Adige

Nonostante le province di Trento e di Bolzano facciano entrambe parte della regione a statuto speciale, presentano differenze che riguardano aspetti politici, linguistici e culturali.

Tornando quindi alla fatidica domanda: “In Trentino si parla il tedesco?”. La risposta corretta è: “Non proprio”. Questo perché la maggior parte degli abitanti della bella regione è di madrelingua italiana. È proprio vero però che sul nostro territorio si possono sentire parlare lingue diverse, ovvero quelle delle minoranze sparse nella regione. Una di queste è il ladino, derivante dal latino, il quale si sviluppa in diverse varianti a seconda della posizione geografica tra Svizzera, Alto Adige e Trentino. Il cimbro e il mocheno invece, sono due minoranze che derivano dalla lingua tedesca. Si sono sviluppate in seguito ad immigrazioni risalenti all’epoca medievale per la ricerca di nuovi appezzamenti o per la ricerca di un lavoro come minatori (“canopi”). 

Conclusioni

Abbiamo quindi appreso perché il territorio del Sud Tirolo veda la maggior parte della propria popolazione parlare perfettamente il tedesco, a fianco dell’italiano. La lingua fa parte dell’identità di questo territorio. Non è quindi fuori dal comune sentir pronunciare “buongiorno” seguito da un “Gutenmorgen” quando si ordina un caffè al bancone del bar. Il fattore bilingue è uno dei segni dell’identità dell’Alto Adige, in cui sia italiani che tedeschi si sentono a casa. Per quanto riguarda il Trentino invece i trentini si riconoscono come italiani. Ed è per questo che non tutti sentono la necessità di portare avanti lo studio della lingua tedesca oltre la scuola dell’obbligo, preferendo magari l’approfondimento di altre lingue.

Una delle tante differenze che caratterizzano le due province è che l’attestato del bilinguismo C1, il quale certifica le conoscenze linguistiche in base al QCER. Questo è un requisito fondamentale per poter lavorare a tutti i livelli funzionali della Pubblica Amministrazione in Alto Adige, mentre in Trentino non è necessario disporne.

Un’altra differenza è che le famiglie possono decidere di iscrivere i propri figli ad una scuola in lingua tedesca o in lingua italiana. Nella zona più a sud della regione invece, non esiste questa possibilità. Si cerca però di potenziare l’insegnamento della seconda e terza lingua attraverso il CLIL, progetto che consiste nell’insegnamento di alcune materie (nel caso del mio liceo, di storia dell’arte e scienze) in lingua tedesca o inglese da parte degli insegnanti di ruolo i quali vengono poi affiancati da docenti madrelingua straniera. 

Abbiamo quindi visto una presentazione sulle differenze e somiglianze presenti all’interno di questa bellissima regione. Mi auguro di aver fatto chiarezza sui dubbi dei lettori in modo che, se avranno modo di visitare per la prima volta il Trentino-Alto Adige o di ritornarci, saranno a conoscenza delle sue caratteristiche e peculiarità.