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Bambini e tecnologia: rapporto “tossico” o educativo?

L’evoluzione del digitale… nei bambini

Il mondo del digitale, così come la tecnologia in generale, è ormai entrato a far parte totalmente della nostra vita quotidiana. Che sia nell’attività scolastica di bambini e ragazzi, nel gioco o nel tempo libero, fino a lavoro e svago. Tutto ciò però rischia di minare quello che è il suo utilizzo primario, sottovalutando tutti i danni irreversibili che si potrebbero causare in particolar modo nei soggetti giovani, dove lo sviluppo delle abilità di base non è ancora ultimato. 

Utilizzo della tecnologia come metodo educativo                 

Va sempre più di moda lasciare che bimbi di età compresa tra i due ed i tre anni utilizzino tablet e smartphone con nonchalance. Spesso ciò succede addirittura ancora prima che abbiano acquisito ed interiorizzato le competenze motorie e linguistiche proprie della loro età. Questo perché, solitamente, i device sono la soluzione più economica ed a portata di mano in grado di intrattenere i bambini nei momenti di condivisione e di relax dei genitori. Si pensi ad un semplice pranzo in un ristorante o alla coda al supermercato: quanto risulta comodo che il bambino rimanga incollato allo schermo e non “stressi”? L’uso scorretto di questo “metodo educativo economico” comporta, però, anche gravi rischi: molti bambini infatti, passano una quantità eccessiva di tempo davanti ad uno schermo già in età prescolare. Attraverso queste tecnologie possono vedere cartoni animati e film di qualsiasi tipo cercandoli in maniera autonoma e passando da un episodio all’altro senza mai fermarsi.

Considerazioni in merito ai rischi

Da recenti studi italiani, emerge che un bambino su due ha già fatto utilizzo della tecnologia prima dei due anni. Uno su cinque, invece, addirittura prima dell’anno di vita (ancor prima di iniziare a parlare). Ciò comporta problemi di vario tipo: cognitivi, emotivi, motori e soprattutto relazionali. Dobbiamo tenere in considerazione che uno dei più importanti traguardi nello sviluppo dei bambini, è l’acquisizione delle abilità di autoregolazione. Quest’ultima permette di monitorare e modulare i pensieri, il comportamento e le emozioni. 

Effetti negativi..

È fondamentale considerare tutti gli effetti negativi e devastanti derivanti dall’utilizzo smodato di shut up toys o digital pacifiers. Questi dispositivi sono usati per “controllare” il bambino, che non giocando, risulta uno spettatore passivo, ammaliato ed affascinato. Egli però, così, non impara a calmarsi attraverso un sistema di autoregolazione interno. È, infatti, nei primi due anni di vita che si verifica un’enorme crescita cerebrale. Durante questo periodo il cervello è impegnato sia a costruire collegamenti strutturali e funzionali che a creare la neuro-architettura essenziale per sostenere la vita e l’apprendimento. 

Il cervello, per svilupparsi in tutte le sue aree, ha bisogno di stimolazioni ambientali, soprattutto attraverso interazioni umane, naturali e di gioco. Piazzando i bambini davanti agli schermi, pertanto, li priviamo di questi stimoli e modifichiamo la possibilità di sviluppo del loro cervello. Il loro sviluppo neurologico è influenzato principalmente da tre fattori: esperienze di vita quotidiana, interazioni concrete che coinvolgono tutti i cinque sensi ed attivazione emotiva.

Lo sviluppo neurale a lungo termine può essere influenzato, anche, dalle prime esperienze di apprendimento. A differenza dell’età adulta, infatti, l’infanzia è il momento in cui si verificano cambiamenti significativi nella struttura anatomica e nella connettività del cervello. Esistono, poi, anche sintomi secondari legati all’utilizzo della tecnologia: ne sono un esempio i comportamenti sedentari, che non permettono un pieno sviluppo motorio e non favoriscono la salute neurologica infantile. Il tempo impiegato nei videogiochi, ne sottrae a giocare attivamente sviluppando creatività, fantasia e abilità di problem solving.

Riflessioni di una professionista del settore: intervista all’insegnante di scuola dell’infanzia Arianna Ferrarese

Intervistando La maestra Arianna Ferrarese siamo riusciti ad approfondire la tematica; in sede di collegio docenti ha espresso la sua opinione proprio in merito alle difficoltà oggettive riscontrate nell’ultimo decennio soprattutto nella fascia d’età 3-6 anni

“Molti bambini presentano delle difficoltà nel linguaggio proprio perché non sono abituati allo scambio o alla semplice interazione con l’adulto. Quest’ultimo vivendo, infatti, nell’era digitale trasmette al bambino, seppur senza volerlo, questo modo di relazionarsi.

Sostiene la maestra che: “Se in passato avendo le mamme la possibilità di non lavorare e non esistendo la tecnologia si riusciva ad instaurare un rapporto più genuino con il figlio, sviluppandone inconsciamente le abilità linguistiche di base, ora a causa della grossa mole di lavoro, i genitori non hanno più il tempo necessario da dedicare al figlio e danno loro un intrattenimento diverso”.

In merito alle abilità oculo-manuali, l’insegnante sostiene: ”alcuni alunni presentano diverse incertezze nell’utilizzo delle forbici e dei punteruoli. Altri colorano in modo frettoloso e svogliato non rispettando i contorni delle figure perché non abituati a svolgere queste attività anche in casa”.

Per quanto riguarda il pregrafismo e la prelettura in vista della scuola primaria, Arianna afferma: “alcuni presentano difficoltà nell’impugnare la matita in modo corretto e a rispettare i margini o i quadretti. Ulteriori difficoltà si riscontrano al momento dello svolgimento delle prime consegne di base, come lo scrivere lettere e numeri e la successiva lettura”.  

LINK UTILI PER APPROFONDIRE LA TEMATICA

https://www.psicologiacontemporanea.it/blog/limpatto-delluso-della-tecnologia-nei-bambini/

https://percorsiformativi06.it/dispositivi-digitali-e-bambini/

https://www.trainingcognitivo.it/sviluppo-del-linguaggio-e-uso-della-tecnologia-vi-e-una-relazione/

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La Danza Classica e i suoi metodi di insegnamento

La danza è uno dei linguaggi espressivi più spontanei che l’essere umano conosca. Tramite un excursus storico potremmo essere in grado di venire a conoscenza di metodi di insegnamento, allenamento ed alimentazione specifici dei della danza. Inoltre grazie alla partecipazione di una professionista e alla sua intervista sarà possibile e passo dopo passo approfondire queste tematiche.

La storia della danza classica, quando e come è nata? Dove e per volere di chi

Il Re Sole e la danza: il balletto all’epoca di Versailles

Durante la seconda metà del XVII secolo, è la Francia la protagonista della storia della danza classica. Qui, Luigi XIV soprannominato come “Re Sole” per aver preso parte come “Sole nascente” nel Ballet Royal du Jour et de la Nuit del 1653;  sostiene la nascita dell’Académie Royale de Danse come istituzione importante per la definizione di norme che regolano l’arte della danza. 
Il coreografo Pierre Beauchamp si occupò di coniare le cinque posizioni base.  Petipa invece, fu lui l’artefice delle coreografie più note come “Il Lago dei Cigni “ o “la Bella Addormentata”.  

Re Sole a corte nel suo palazzo di Versailles 

In realtà il balletto è stato portato in Francia dall’Italia, proprio Caterina De Medici creò un balletto in occasione di un matrimonio reale della durata di una giornata intera. Com’è noto però, la terminologia del balletto classico è in lingua francese; i nomi delle posizioni sono ancora espresse e studiate in questa lingua proprio in virtù di questa radice storica. Dalla Francia poi la danza si è diffusa in Russia ed America.

Evoluzioni del balletto: da Carlo Blasis a Maria Taglioni

Il primo a codificare le lezioni e le posizioni fu nell’Ottocento il coreografo italiano Carlo Blasis. Oltre a Blasis, uno dei maggiori esponenti fu Auguste de Bournonville, il quale, trasferitosi in Danimarca mantenne il metodo francese così com’era senza nessun tipo di infiltrazioni o variazioni.
In passato, non esisteva la “tecnica del balletto”, o meglio esisteva ma in forma ridotta rispetto a tutta quella che si pratica oggi.  All’ inizio, infatti, i coreografi si limitavano a spiegare il passo, senza una preparazione, formazione metodo di insegnamento precedente che li aiutasse. La sbarra esisteva già:  anche se non sviluppata come al giorno d’oggi costituiva un elemento importantissimo”.

Anche Enrico Cecchetti, da cui alla sua morte è stato fondato il  metodo Cecchetti *(stile di balletto classico e metodo di formazione al balletto,  che cerca di sviluppare le abilità essenziali nei ballerini così come la forza e l’elasticità.)
Nei primi del 900 è stato uno dei grandi promotori italiani della danza  in Russia, una volta tornato in Italia strutturava le sue lezioni alla sbarra ma non ne dava particolare importanza. 
Ciò che ha portato cambiamento nel metodo della danza sono stati anche i primi studi anatomici sui corpi delle ballerine. Nel 600 era nato il “Tiranche”, ovvero uno strumento che si posizionava sulle anche al fine di aumentare l’elasticità e ottenere il famoso “En Dehors”. 
Questo passo infatti si otteneva, a differenza di oggi solo dai piedi perché era l’unica parte che potesse essere “intravista” dai lunghi abiti di scena (fino alle caviglie). I tutù sono nati lunghi fino alla caviglia, come li portava Maria Taglioni. 

L’intervista ad Antonella Pagin

Il 27 gennaio 2023, ho avuto il piacere di intervistare l’insegnante Antonella Pagin direttrice della scuola: “Centro Studi Danza Attitude” di San Bonifacio (VR).
La maestra durante il suo discorso, ha trattato molti argomenti interessanti, tra cui i diversi metodi di insegnamento della danza e tutte le curiosità che sono sorte spontaneamente durante l’intervista.

L’importanza del metodo 

Antonella Pagin prima di tutto ha tenuto a sottolineare come grazie alla sua insegnante e alla sua modalità di insegnamento lei si sia appassionata molto al mondo del balletto. La sua maestra era molto dotata però si differenziava per “l’odio verso le regole”. La prima grande differenza di metodologia e approccio alla danza nella sua scuola la troviamo proprio qui : “Le allieve non si facevano lo chignon per ogni singola lezione,” – specifica Antonella ” e solo la sera dello spettacolo finale a differenza delle altre insegnanti, le quali ci tenevano che tutte le allieve arrivassero preparate con body, calze e chignon come ora”. Lei stessa afferma che durante la sua carriera, non faceva fare lo chignon alle bimbe a differenza degli ultimi tempi. La metodologia quindi cambia nel tempo, muta non è mai statica.

Il metodo della Royal Academy of Dance

“La svolta” – afferma la maestra – “è avvenuta quando ha deciso di diplomarsi con la RAD. All’inizio si è dedicata solo al metodo e allo stile di danza contemporanea, poi negli anni a venire, si è specializzata nel classico”.  Il diploma che le interessava di più infatti era quello della Royal Academy of Dance perché condivideva e condivide molto l’organizzazione di questa metodologia. Gli inglesi infatti, sono molto attenti alla didattica in tutti gli ambiti, non solo nella danza.
Antonella si è subito fidata per la validità ed essendo un metodo internazionale, i programmi sono uguali per ogni scuola che abbraccia questa metodologia in qualsiasi parte del mondo. Tutto ciò quindi dava una certa garanzia e prestigio alla scuola. Per superare gli esami è stato fondamentale e necessario imparare tutti  i ” syllabus “(programmi), il tutto è terminato con l’esame finale suddiviso in:  

  • teorico (una tesi in anatomia la quale includeva materie di anatomia e psicologia relativa allo sviluppo dei bambini); 
  • pratico (di fronte ad una esaminatrice, insegnare un determinato passo sia in lingua inglese e sia in lingua italiana). 

Antonella Pagin ha affermato che “in passato la metodologia di insegnamento non era poi così importante, non si guardava a prendere un diploma di calibro internazionale invece adesso si tende e si cerca di essere più preparati”.
E ha aggiunto: “Proprio perché si ha a che fare con i bambini, bisogna sapere come insegnare, rispettare lo sviluppo del loro corpo sia muscolare sia psicologico. I programmi della RAD sono molto vari, attenti e ben sviluppati, per questo una bambina difficilmente si stanca di fare danza se non perché non le piace. I programmi sono studiati apposta per seguire lo sviluppo armonico della persona e accompagnare l’allievo fino all’età di diciotto anni. Purtroppo però capita – prosegue la maestra – che molte persone lascino l’attività sportiva proprio perché non si dà importanza all’attività fisica e tutto questo è dato sicuramente da una questione culturale. La danza, non è uno sport anzi, è un’arte e fa parte delle cosiddette “Sette ARTI” come il teatro, la musica e tanto altro. Ha delle indicazioni in più.  E come arte, sostiene la maestra, danza si può praticare fino a tarda età”. Antonella Pagin per questo si è anche specializzata nell’ insegnamento della danza per adulti oltre i 55 anni di età.

Come il Covid ha segnato l’insegnamento della danza

E alla domanda su quanto il Covid abbia influito nella metodologia e nelle lezioni Antonella Pagin dichiara: “Il covid ha influito sulla danza ma soprattutto sul fisico di ballerini e non) . Durante il lock- down la metodologia e l’approccio alla danza hanno risentito di molte modifiche, si è cercato di mantenere il corpo allenato anche se sicuramente fare lezione da casa rispetto che in sala ha avuto i suoi riscontri negativi . Al giorno d’oggi i fisici delle giovani” – aggiunge la maestra di ballo – “non sono comprabili minimamente a quelli che avevano alla stessa età altre ragazze prima dell’avvenimento del Covid. Oggi che siamo tornati a fare lezione in palestra ci stiamo impegnando molto e speriamo in un miglioramento in tempi rapidissimi”, afferma la maestra . 

Le alternative per promuovere la danza 

L’insegnate ci ha raccontato anche che “Purtroppo, la danza a differenza di molti altri sport e discipline, non è seguita a livello di interesse nazionale. Per iniziare, si dovrebbe sicuramente introdurla nelle scuole attraverso progetti con i professori di educazione fisica al fine di interessare sempre più i giovani di oggi.  La danza e la sua metodologia, sostiene la professionista, fa innamorare chiunque provi ad approcciarsi a questa disciplina. Fuori dall’ Italia, per esempio, vi è stato un boom esponenziale di danza classica per anziani. Tutto questo è frutto di un problema culturale, in Italia oltre i 60 anni d’età inizia ad essere quasi “vergognoso” cimentarsi in qualsiasi attività fisica. In Inghilterra invece – prosegue Antonella – esistono intere classi di danza costituite da over 50, tutti molto interessati, coinvolti e contenti di fare danza”. E aggiunge: “Oltretutto si dovrebbe promuovere molto di più il mondo dello spettacolo al fine di coinvolgere il popolo a recarsi molto più spesso a teatro”.

Fisico e alimentazione

“I fisici rispetto al passato sono cambiati, si sono evoluti” -afferma Antonella – “La muscolatura è molto più allungata e i fisici sono più longilinei, è nata quindi la necessità di cambiare metodologia di allenamento rispetto al passato. Adesso non si può prescindere dall’allenamento, conta molto anche l’ alimentazione”. 

Il cambiamento del metodo di allenamento a livello professionale

Al giorno d’oggi il training della danza a livello professionale non include solo ed esclusivamente la “sbarra” e il centro, anzi si sono sviluppate nel corso degli anni innumerevoli tecniche di allenamento tra cui : 

  • Pilates per i ballerini 

“Il metodo Pilates risulta essere un’ottima disciplina per i ballerini” – precisa Antonella Pagin – “da cui possono trarre enormi benefici in termini di salute e di performance grazie agli esercizi ideati da Joseph Pilates che hanno come obiettivo flessibilità, sinergia muscolare, migliore postura e consapevolezza del movimento e del proprio corpo”. 

  • PBT

Progressing Ballet Technique (PBT)  Il programma è strutturato usando la fitball del metodo pilates, palle di dimensioni minori e la banda elastica. Antonella spiega che “usando questi attrezzi lo studente sviluppa la propriocezione della postura e del posizionamento del peso del corpo usando i corretti gruppi muscolari”.

I vantaggi della Progressing Ballet Technique (PBT) sono innumerevoli,  il risultato più immediato è quello di donare a chi lo pratica maggiore equilibrio e allineamento. La PBT, in particolare, aumenta la memoria muscolare: grazie alle Fitball, che mettono costantemente in disequilibrio, il corpo dovrà istintivamente cercare una maggiore stabilità.

  • Gyrotonic = 

Molta più preparazione fisica rispetto al passato

Adesso essere preparati fisicamente è molto importante, mentre in passato era molto più accentuata la preparazione artistica. A tal proposito Antonella puntualizza che “Purtroppo in questi ultimi anni ci stiamo dirigendo verso un mondo di ballerini ‘ginnasti‘ e molto meno artisti poco preparati artisticamente parlando ma molto fisicamente”.

Quello che è certo è che grazie alla cultura personale e alla scuola, al giorno d’oggi, vi è sicuramente una maggiore consapevolezza del corpo umano. Si conoscono molto di più le azioni dei muscoli e vi si dà molta più importanza. “La modalità di insegnamento è cambiata” – ci spiega l’esperta insegnante” – il passo rimane invariato rispetto al passato, ciò che cambia però è il modo in cui io mi approccio al movimento. Le spiegazioni sono più accurate, riflettono infatti  il livello di formazione maggiore dei professionisti di questo ambito.  Si va molto più a fondo e si spiegano tutte le dinamiche che servono a fare un “plié” o una “glissade”.  La sbarra che si faceva negli anni 70, sicuramente non è quella che si fa adesso; i passi sono sempre quelli ma come si fanno e come si insegnano sicuramente sono diversi”.

Danza e scuola

Diventa difficile valutare gli effetti della danza in sé, poiché da questa discendono altri fattori ugualmente utili a contrastare l’invecchiamento del nostro cervello. Antonella al riguardo propone un esempio: “Immaginiamo un anziano che decide di iscriversi ad un corso di ballo : partecipare alle lezioni avrà un’influenza positiva sulla sua vita sociale, così come l’apprendimento di qualcosa di nuovo sarà un toccasana per la mente e l’esercizio fisico per il sistema cardiovascolare e lo stato di salute in generale. “La memoriaprosegue “oltretutto va solo migliorando praticando danza, gli esercizi della sbarra infatti vengono cambiati spesso, per questo il ballerino sviluppa capacità mnemoniche mai viste prima. Ogni ballerino quindi deve essere in grado di svolgere più esercizi a memoria, sia a destra sia a sinistra.”

La danza protegge dal decadimento cognitivo

Le statistiche affermano che il ballerino utilizza il cervello in maniera intelligente. Per esempio quando io realizzo anche un singolo passo che può essere la “Glissade”, anche una sola, questa ha la durata di 1 secondo.  Il ballerino quindi, in un solo secondo deve pensare a molteplici aspetti:

  • come posizionare le gambe 
  • come e in che direzione inclinare la testa
  • dove vanno le braccia 
  • la dinamica del passo 
  • che gamba devo posizionare davanti 
  • che gamba devo cambiare nel corso dell’ esecuzione del passo
  • andare a tempo di musica (fondamentale contare la musica) 

“Un elemento cardine e caratteristico della danza è la particolare coordinazione tra braccia, testa e gambe.” – afferma Antonella -“Nessun’altra attività fisica al di là della ginnastica ritmica la include questa componente. La coordinazione è totale nella danza, quando si fa anche un semplice ‘Battement Tendu’ davanti, e include tutto: testa, braccio, gambe e musica. Sempre. La danza aiuta ad essere coordinati sia durante un’esecuzione sia nella vita di tutti i giorni. Quotidianamente bisognerebbe essere più coordinati possibile, altrimenti si avranno difficoltà a fare molte attività; la danza porta ad avere una marcia in più”. 

Danza come beneficio salutare 

In conclusione Antonella Pagin pone l’accento sul legame tra danza e salute: “In Medicina, stanno esaminando e studiando il cervello dei ballerini per capire ed ipotizzare come sia possibile che loro riescono a fare 32 fouettés e a fermarsi in equilibrio perfetto senza alcun giramento di testa.  Diventa quindi essenziale utilizzare lo sguardo, il corpo in sincronia e coordinazione con i muscoli”.

Approfondimenti

LA DANZA PER ANTONOMASIA : “TEATRO LA SCALA”  di Milano 

Riprese aeree dell’ interno del Teatro la Scala 

Interno 

Esterno

 

Link Utili per approfondire la tematica:

https://it.royalacademyofdance.org/

https://www.teatroallascala.org/it/index.html

https://www.pbt.dance/en

https://lamenteemeravigliosa.it/cervello-e-danza-meravigliosa-neurobiologia/