Negli ultimi anni, i social media hanno rivoluzionato il mondo del giornalismo. Twitter/X, Instagram, Facebook e TikTok non sono più solo piattaforme per intrattenimento o opinioni, ma veri e propri strumenti di informazione. Nasce così il “giornalismo social”, un fenomeno che ha trasformato profondamente il modo in cui le notizie vengono prodotte, diffuse e consumate. Ma cosa significa fare giornalismo attraverso i social? E quali sono le sfide e i rischi di questa nuova frontiera? Per capirlo meglio, possiamo guardare al caso di Cecilia Sala, una delle giornaliste italiane più attive e seguite nel panorama digitale.
Dal telegiornale a Twitter: cos’è il giornalismo social
Il giornalismo social si basa sull’uso delle piattaforme digitali per raccontare la realtà in tempo reale, dialogando direttamente con il pubblico. A differenza del giornalismo tradizionale, dove la notizia passa attraverso filtri redazionali, qui è spesso il giornalista stesso a pubblicare contenuti, aggiornamenti e analisi in autonomia. Questo modello ha reso l’informazione più veloce, partecipata e accessibile. Chiunque può segnalare eventi, commentare le notizie o confrontarsi con giornalisti professionisti. Ma questa democratizzazione ha anche i suoi lati oscuri: disinformazione, superficialità, eccessiva velocità a scapito dell’accuratezza.
I rischi di un giornalismo “sotto pressione”
Uno dei principali pericoli del giornalismo social è la disinformazione: la velocità con cui una notizia si diffonde spesso impedisce verifiche approfondite. Il rischio è che false notizie diventino virali prima ancora di essere smentite. Inoltre, la pressione a pubblicare subito può compromettere la qualità del contenuto e la comprensione di temi complessi, ridotti a semplici slogan o post sensazionalistici. Ci sono poi le questioni etiche: il rapporto diretto con il pubblico può portare a scelte condizionate dalle reazioni degli utenti, mettendo a rischio l’imparzialità del giornalista.
Cecilia Sala: quando il giornalismo è anche storytelling
Cecilia Sala rappresenta un esempio efficace di come si possa fare giornalismo serio e approfondito anche attraverso i social. Classe 1995, ha saputo unire inchiesta, cronaca dal campo e racconto diretto sui suoi canali social, in particolare Twitter/X. I suoi post non sono solo aggiornamenti, ma vere e proprie mini-analisi corredate da fonti affidabili, immagini e video dal vivo. Durante la guerra in Ucraina e più recentemente in Medio Oriente, Sala ha documentato i fatti in prima persona, aggiornando i follower con stile diretto e trasparente, rendendo chi legge partecipe del suo lavoro. Le immagini, i grafici e i video che pubblica aiutano a comprendere meglio eventi complessi, rendendo la cronaca più coinvolgente e accessibile.
Un nuovo modo di informare e dialogare
Ciò che rende unico il lavoro di Cecilia Sala è la sua capacità di interazione. Risponde ai commenti, ascolta suggerimenti, chiarisce dubbi. Questo dialogo continuo con il pubblico è una delle novità più importanti del giornalismo social, che diventa così un lavoro sempre più partecipato e collettivo.
Una nuova era per l’informazione
Il caso di Cecilia Sala dimostra che il giornalismo sui social non è necessariamente sinonimo di superficialità o perdita di qualità. Se usati con criterio e rigore, questi strumenti possono potenziare l’informazione, renderla più accessibile, tempestiva e vicina alle persone. Tuttavia, resta fondamentale non perdere di vista i valori cardine della professione: verifica dei fatti, etica, imparzialità. In un’epoca in cui tutti possono essere “reporter”, il vero giornalismo resta quello capace di distinguere la verità dal rumore.
La mia esperienza al Festivaletteratura di Mantova 2024
Tra il 4 e l’8 settembre 2024 si è tenuta a Mantova la 27esima edizione del Festival della Letteratura, una kermesse che da anni ospita i migliori nomi della letteratura mondiale nella fantastica cornice della città lombarda.
Vi racconto la mia esperienza
Io mi chiamo Samuele Ferrari e grazie ad Unicollege ho avuto la possibilità di partecipare al festival come volontario, prendendo parte all’evento all’interno della Redazione testi e questo è un resoconto della mia esperienza.
Dal punto di vista organizzativo il Festival della Letteratura di Mantova è un meccanismo perfettamente oliato e ciò è possibile anche grazie ai volontari, che ogni anno dedicano tempo ed energie all’organizzazione dell’evento nei suoi minimi particolari. Partecipare è molto semplice, basta presentare la propria candidatura sul sito del festival e rispondere ad alcune brevi domande su quali mansioni si vogliono svolgere tra redazione, logistica, box office, info point, trasporto degli ospiti e molte altre. Nel mio caso ho avuto l’opportunità di prendere parte all’evento tra le fila della redazione testi, le mie mansioni consistevano nel seguire determinati eventi che mi venivano assegnati e poi scrivere un approfondimento sui temi che erano stati trattati, dopodiché il mio articolo sarebbe stato pubblicato nella sezione “approfondimenti” del sito del festival.
Autori di livello mondiale al Festival
Lavorare all’interno di una redazione anche se solo per pochi giorni è stata un’esperienza fantastica che mi ha permesso di ampliare molto il mio bagaglio culturale e soprattutto mi ha mostrato il lato pratico di ciò che sto apprendendo nel mio percorso di studi.
L’autrice Chiara Valerio risponde alle domande dei volontari
Per un appassionato di letteratura come me, poi, Mantova nella settimana del festival diventa il paese dei balocchi, ci sono incontri ed eventi con autori di calibro mondiale ininterrottamente per 5 giorni e grazie al pass da volontario che ho ricevuto ho avuto l’opportunità di partecipare a tantissimi interventi interessanti con autori come Emmanuel Carrère, Joel Dicker, Donatella di Pietrantonio, Federico Buffa e Chiara Valerio.
L’evento dedicato al giornalismo al Festival
Tra i tanti eventi a cui ho avuto la possibilità di partecipare ce ne sono stati alcuni che mi hanno colpito in maniera particolare, uno di questi è stato l’evento “Guerra ed etica del Giornalismo” con ospiti Sorj Chalandon ex reporter del giornale francese Libération e Lorenzo Tondogiornalista italiano e corrispondente del quotidiano inglese The Guardian, intervistati da Gigi Riva ex giornalista italiano inviato in Medio oriente e nei Balcani durante gli anni Novanta. Il tema centrale dell’incontro è stato quello del giornalismo di guerra e di come negli ultimi 30 anni sia cambiato profondamente insieme al mondo del giornalismo. I due ospiti hanno raccontato le proprie esperienze personali in Iraq e Ucraina per mostrare al pubblico del festival le difficoltà e gli impedimenti che si trovano davanti ogni giorno durante l’esercizio delle proprie funzioni di inviato di guerra. Il mondo del giornalismo è profondamente mutato negli ultimi decenni con l’avvento di Internet e dei social media che hanno reso tutto più veloce a discapitodell’accuratezza e della autorevolezza. Spesso la ricerca della verità e le pratiche di fact checking vengono messe in secondo piano pur di arrivare per primi su una notizia e se il tema sono degli aggiornamenti riguardanti un conflitto possiamo ben capire quanto possa essere pericolosa una notizia pubblicata senza una verifica.
E c’è di più…
Altri incontri molto avvincenti sono stati quelli che hanno esplorato il legame tra sport e letteratura, come “La danza dell’albiceleste” con Federico Buffa e Fabrizio Gabrielli in cui i due autori de “La Milonga del Fùtbol” hanno raccontato la storia del calcio in argentina dalla sua nascita fino al mondiale vinto in Qatar nel 2022, passando per la vita e la carriera di Diego Armando Maradona. Oppure “Il pugilato” con Antonio Franchini, in cui l’autore napoletano ha ripercorso la storia della boxe dalle Olimpiadi antiche fino a MuhammadAli e Joe Frazier.
Inoltre ho avuto l’occasione di prendere parte all’evento organizzato da Unicollege dal titolo “Tradurre senza troppo tradire” con ospiti Luciano Mazziotta, scrittore e traduttore e Bianca Tarrozzi, poetessa e traduttrice, il tema dell’evento è stato quello della traduzione delle poesie. Per i due ospiti la traduzione di testi poetici è un operazione di riscrittura difficoltosa e piena di insidie, un modo di dialogare con l’autore per metterlo e mettersi in discussione.
L’autore Joel Dicker racconta il suo approccio alla scrittura nell’evento Accenti
Una grande opportunità formativa
Voglio ringraziare Unicollege per avermi dato questa grande opportunità che mi ha aperto una finestra sul mondo del giornalismo e mi ha permesso di vivere dall’interno la realtà di una redazione.
Spesso si dice che lo stato di salute della democrazia di un paese si vede dalla sua libertà di stampa. Vi siete mai chiesti come stia la democrazia del nostro paese?
Se siete in cerca di risposte, questo è l’articolo che fa per voi.
Oggi nel blog di Unicollege faremo il punto della situazione sulla libertà di stampa in Italia ed analizzeremo il World Press Freedom Index 2024 di Reporter Senza Frontiere, lo studio che ogni anno ci aggiorna sulla libertà di stampa nel mondo.
Reporter senza frontiere(RSF) è una organizzazione non governativa (ONG) e no-profit che difende la libertà di stampa e la sicurezza dei giornalisti in tutto il mondo, la sua sede è a Parigi e collabora strettamente con l’ONU da ormai molti anni. Il lavoro di questa organizzazione è fondamentale, perchè punta i riflettori sui problemi che affliggono la stampa a livello globale tra cui: censura, intimidazioni, minacce, violenza fisica e psicologica, sequestri e omicidi ai danni dei giornalisti di tutto il mondo.
Da anni la ONG pubblica l’Indice della libertà di stampa, una classifica di nazioni in base alle condizioni della loro stampa. Il rapporto viene aggiornato ogni anno e viene stilato tramite un questionario che viene inviato a tutte le organizzazioni che collaborano con RSF, ubicate in tutto il mondo e redatto da giornalisti, addetti ai lavori, giuristi ed attivisti. Le questioni su cui vertono le domande del questionario sono: l’indipendenza dei media dagli organi di governo, la censura, l’autocensura, le minacce ricevute dai giornalisti, le pressioni ricevute da gruppi malavitosi ed organizzazioni mafiose, omicidi nei confronti di giornalisti, querele, detenzioni ingiuste e diffamazioni.
La classifica del 2024
La classifica dell’anno corrente vede nelle prime 3 posizioni Norvegia, Danimarca e Svezia, poi Paesi Bassi, Finlandia, Estonia, Portogallo, Irlanda, Svizzera e Germania a completare la top 10 ed invece Afghanistan, Siria ed Eritrea a chiudere la classifica, con l’Eritrea fanalino di coda con la 180esima posizione.
L’Italia si trova in 46esima posizione, ma analizzeremo il caso del nostro paese in seguito. Adesso concentriamoci sull’analizzare la situazione regione per regione.
La regione in cui la situazione della libertà di stampa è peggiore è quella del Maghreb e del Medio Oriente, in cui ciò che avviene in Palestina da 10 mesi aggrava una situazione già tragica negli anni passati. Solamente in Palestina, infatti, negli ultimi mesi sono più di 100 i giornalisti uccisi, di cui più di 20 morti mentre svolgevano il loro lavoro. Nello specifico in Medio Oriente i paesi in cui la libertà di stampa versa in condizioni “molto gravi” sono Yemen, Arabia Saudita, Iran, Palestina, Iraq, Bahrein, Siria ed Egitto.
A seguire troviamo la regione dell’Asia-Pacifico dove la stampa è imbavagliata dai governi autoritari e dove possiamo trovare cinque dei dieci paesi più pericolosi di tutto il mondo Myanmar, Cina, Corea del Nord, Vietnam e Afghanistan.
Anche l’Africa sub-sahariana ha vissuto un annus orribilis dopo le violenze che hanno contraddistinto le elezioni del 2023 e qui i paesi con il peggior punteggio sono Niger, Burkina Faso e Mali.
Spostandoci ad Occidente nelle Americhe la situazione continua a non essere delle migliori, con il Messico che è ancora uno dei paesi più pericolosi per i giornalisti a causa dell’attività incessante dei cartelli del narcotraffico. Anche gli Stati Uniti, però, indietreggiano di 10 posizioni e occupano ora la 55esima posizione.
I paesi in cui la stampa gode di maggiore salute sono quelli Europei, grazie alle leggi sulla libertà di stampa promosse dall’Unione Europea, tuttavia non mancano i casi problematici come quelli di Ungheria, Malta e Grecia in cui le pressioni governative limitano le libertà e il lavoro dei giornalisti. Se ci spostiamo ad Est, poi, la situazione peggiora ulteriormente con Russia, Turkmenistan e Bielorussia che assumono atteggiamenti sempre più preoccupanti nei confronti della stampa.
La situazione della libertà di stampa in Italia
Analizzando nello specifico la situazione del nostro paese, salta subito all’occhio un peggioramento nella posizione in classifica, che passa dal 41esimo posto del 2023 al 46esimo.
Ma come mai l’Italia si trova così in basso?
Leggendo il rapporto che Reporter Senza Frontiere ha dedicato al nostro paese si possono trovare le motivazioni che hanno portato a questo risultato preoccupante. Per la ONG, infatti, la stampa non gode di ottima salute e anzi presenta vari questioni problematiche che limitano l’azione dei giornalisti.
In primis uno dei problemi che ha portato al peggioramento della classifica è la promulgazione della cosiddetta “legge bavaglio”, che introduce il divieto di pubblicazione “integrale o per estratto” dell’ordinanza con cui i giudici formalizzano una misura cautelare. Questo emendamento, promosso dal deputato di Azione Enrico Costa, è stato molto contestato dal mondo della stampa italiana che lo vede come un vero e proprio bavaglio nei confronti degli organi di informazione
Un altro grande problema è quello della forte e crescente presenza di procedure SLAPP verso i giornalisti. Le SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation ) sono azioni legali intraprese nei confronti dei giornalisti con la volontà di intimidirli e limitare il loro lavoro. Questo genere di procedura è sempre più utilizzato dagli organi di potere per spaventare la stampa e farla desistere dall’intraprendere inchieste. Spesso, infatti, è sufficiente una minaccia per ottenere ciò che si desidera, poiché iniziare una causa legale per diffamazione sarebbe troppo lungo e costoso per il giornalista stesso. Ciò può, talvolta, portare anche all’autocensura, pratica sempre più diffusa che porta i giornalisti a tacere di importanti questioni per paura di ripercussioni personali.
Continuando il rapporto di RSF dedicato all’Italia troviamo un chiaro riferimento alla vicenda Angelucci-AGI. Il deputato della Lega Nord Antonio Angelucci, infatti, sta cercando ormai da tempo di acquistare la seconda agenzia di stampa del paese, la AGI. Questa acquisizione non è vista di buon occhio dall’opposizione e dalla Commissione Europea, in quanto potrebbe ledere al pluralismo dell’informazione e alla trasparenza della stampa.
Proseguendo notiamo anche un paragrafo dedicato alla censura, attuata dagli organi di stampa statali (RAI) nei confronti di alcuni personaggi ritenuti “scomodi” dal potere. Qui, è chiaro il riferimento al caso Antonio Scurati, lo scrittore il cui monologosull’antifascismo è stato cancellato dalla trasmissione “Che Sarà” di Serena Bordone lo scorso 25 aprile. Inoltre, la pressione posta dal governo di Giorgia Meloni nei confronti degli organi di informazione a partire proprio dalla Rai rappresenta un pericolo per l’accuratezza e la trasparenza dell’informazione offerta ai cittadini.
Infine, una delle questioni più gravi che colpiscono la stampa italiana è la massiccia presenza sul suolo nazionale di organizzazioni criminali di stampo mafioso, che minacciano i giornalisti che intraprendono inchieste in questo campo. Secondo le cifre dell’associazione Ossigeno per l’informazione, solo nel primo trimestre del 2024 le minacce nei confronti dei giornalisti sono state 133 su 43 episodi, nel 2023 sono stati 500 su 185 episodi e dal 2012 al 2024 sono state ben 3365, di cui il 15% aggressioni e il 38% abuso di denunce e azioni legali.
Qui, in conclusione, lascio il link al sito di Reporter Senza Frontiere dove potete consultare l’Indice della libertà di stampa 2024 ed approfondire i singoli report dedicati ai 180 paesi in classifica.