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Panoramica sulla libertà di stampa

La classifica di RSF e la situazione dell’Italia

Spesso si dice che lo stato di salute della democrazia di un paese si vede dalla sua libertà di stampa. Vi siete mai chiesti come stia la democrazia del nostro paese? 

Se siete in cerca di risposte, questo è l’articolo che fa per voi.

Oggi nel blog di Unicollege faremo il punto della situazione sulla libertà di stampa in Italia ed analizzeremo il World Press Freedom Index 2024 di Reporter Senza Frontiere, lo studio che ogni anno ci aggiorna sulla libertà di stampa nel mondo. 

Reporter senza frontiere (RSF) è una organizzazione non governativa (ONG) e no-profit che difende la libertà di stampa e la sicurezza dei giornalisti in tutto il mondo, la sua sede è a Parigi e collabora strettamente con l’ONU da ormai molti anni. Il lavoro di questa organizzazione è fondamentale, perchè punta i riflettori sui problemi che affliggono la stampa a livello globale tra cui: censura, intimidazioni, minacce, violenza fisica e psicologica, sequestri e omicidi ai danni dei giornalisti di tutto il mondo. 

Da anni la ONG pubblica l’Indice della libertà di stampa, una classifica di nazioni in base alle condizioni della loro stampa. Il rapporto viene aggiornato ogni anno e viene stilato tramite un questionario che viene inviato a tutte le organizzazioni che collaborano con RSF, ubicate in tutto il mondo e redatto da giornalisti, addetti ai lavori, giuristi ed attivisti. Le questioni su cui vertono le domande del questionario sono:  l’indipendenza dei media dagli organi di governo, la censura, l’autocensura, le minacce ricevute dai giornalisti, le pressioni ricevute da gruppi malavitosi ed organizzazioni mafiose, omicidi nei confronti di giornalisti, querele, detenzioni ingiuste e diffamazioni. 

La classifica del 2024

La classifica dell’anno corrente vede nelle prime 3 posizioni Norvegia, Danimarca e Svezia, poi Paesi Bassi, Finlandia, Estonia, Portogallo, Irlanda, Svizzera e Germania a completare la top 10 ed invece Afghanistan, Siria ed Eritrea a chiudere la classifica, con l’Eritrea fanalino di coda con la 180esima posizione.

 L’Italia si trova in 46esima posizione, ma analizzeremo il caso del nostro paese in seguito. Adesso concentriamoci sull’analizzare la situazione regione per regione. 

La regione in cui la situazione della libertà di stampa è peggiore è quella del Maghreb e del Medio Oriente, in cui ciò che avviene in Palestina da 10 mesi aggrava una situazione già tragica negli anni passati.  Solamente in Palestina, infatti, negli ultimi mesi sono più di 100 i giornalisti uccisi, di cui più di 20 morti mentre svolgevano il loro lavoro. Nello specifico in Medio Oriente i paesi in cui la libertà di stampa versa in condizioni “molto gravi” sono Yemen, Arabia Saudita, Iran, Palestina, Iraq, Bahrein, Siria ed Egitto

A seguire troviamo la regione dell’Asia-Pacifico dove la stampa è imbavagliata dai governi autoritari e dove possiamo trovare cinque dei dieci paesi più pericolosi di tutto il mondo Myanmar, Cina, Corea del Nord, Vietnam e Afghanistan.

Anche l’Africa sub-sahariana ha vissuto un annus orribilis dopo le violenze che hanno contraddistinto le elezioni del 2023 e qui i paesi con il peggior punteggio sono Niger, Burkina Faso e Mali. 

Spostandoci ad Occidente nelle Americhe la situazione continua a non essere delle migliori, con il Messico che è ancora uno dei paesi più pericolosi per i giornalisti a causa dell’attività incessante dei cartelli del narcotraffico. Anche gli Stati Uniti, però, indietreggiano di 10 posizioni e occupano ora la 55esima posizione. 

I paesi in cui la stampa gode di maggiore salute sono quelli Europei, grazie alle leggi sulla libertà di stampa promosse dall’Unione Europea, tuttavia non mancano i casi problematici come quelli di Ungheria, Malta e Grecia in cui le pressioni governative limitano le libertà e il lavoro dei giornalisti. Se ci spostiamo ad Est, poi, la situazione peggiora ulteriormente con Russia, Turkmenistan e Bielorussia che assumono atteggiamenti sempre più preoccupanti nei confronti della stampa. 

La situazione della libertà di stampa in Italia

Analizzando nello specifico la situazione del nostro paese, salta subito all’occhio un peggioramento nella posizione in classifica, che passa dal 41esimo posto del 2023 al 46esimo. 

Ma come mai l’Italia si trova così in basso?

Leggendo il rapporto che Reporter Senza Frontiere ha dedicato al nostro paese si possono trovare le motivazioni che hanno portato a questo risultato preoccupante. Per la ONG, infatti, la stampa non gode di ottima salute e anzi presenta vari questioni problematiche che limitano l’azione dei giornalisti. 

In primis uno dei problemi che ha portato al peggioramento della classifica è la promulgazione della cosiddetta “legge bavaglio”, che introduce il divieto di pubblicazione “integrale o per estratto” dell’ordinanza con cui i giudici formalizzano una misura cautelare. Questo emendamento, promosso dal deputato di Azione Enrico Costa, è stato molto contestato dal mondo della stampa italiana che lo vede come un vero e proprio bavaglio nei confronti degli organi di informazione

Un altro grande problema è quello della forte e crescente presenza di procedure SLAPP verso i giornalisti. Le SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation ) sono azioni legali intraprese nei confronti dei giornalisti con la volontà di intimidirli e limitare il loro lavoro. Questo genere di procedura è sempre più utilizzato dagli organi di potere per spaventare la stampa e farla desistere dall’intraprendere inchieste. Spesso, infatti, è sufficiente una minaccia per ottenere ciò che si desidera, poiché iniziare una causa legale per diffamazione sarebbe troppo lungo e costoso per il giornalista stesso. Ciò può, talvolta, portare anche all’autocensura, pratica sempre più diffusa che porta i giornalisti a tacere di importanti questioni per paura di ripercussioni personali. 

Continuando il rapporto di RSF dedicato all’Italia troviamo un chiaro riferimento alla vicenda Angelucci-AGI. Il deputato della Lega Nord Antonio Angelucci, infatti, sta cercando ormai da tempo di acquistare la seconda agenzia di stampa del paese, la AGI. Questa acquisizione non è vista di buon occhio dall’opposizione e dalla Commissione Europea, in quanto potrebbe ledere al pluralismo dell’informazione e alla trasparenza della stampa. 

Proseguendo notiamo anche un paragrafo dedicato alla censura, attuata dagli organi di stampa statali (RAI) nei confronti di alcuni personaggi ritenuti “scomodi” dal potere. Qui, è chiaro il riferimento al caso Antonio Scurati, lo scrittore il cui monologo sull’antifascismo è stato cancellato dalla trasmissione “Che Sarà” di Serena Bordone lo scorso 25 aprile. Inoltre, la pressione posta dal governo di Giorgia Meloni nei confronti degli organi di informazione a partire proprio dalla Rai rappresenta un pericolo per l’accuratezza e la trasparenza dell’informazione offerta ai cittadini. 

Infine, una delle questioni più gravi che colpiscono la stampa italiana è la massiccia presenza sul suolo nazionale di organizzazioni criminali di stampo mafioso, che minacciano i giornalisti che intraprendono inchieste in questo campo. Secondo le cifre dell’associazione Ossigeno per l’informazione, solo nel primo trimestre del 2024 le minacce nei confronti dei giornalisti sono state 133 su 43 episodi, nel 2023 sono stati 500 su 185 episodi e dal 2012 al 2024 sono state ben 3365, di cui il 15% aggressioni e il 38% abuso di denunce e azioni legali. 

Qui, in conclusione, lascio il link al sito di Reporter Senza Frontiere dove potete consultare l’Indice della libertà di stampa 2024 ed approfondire i singoli report dedicati ai 180 paesi in classifica. 

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Cultura inglese, civiltà e istituzioni: un viaggio intorno alla lingua globale

Di Alessandra Andreani

Ho da poco terminato in qualità di docente il corso di cultura, civiltà e istituzioni inglese e colgo l’occasione per riassumere brevemente le tappe fondamentali di questo viaggio intorno alla lingua globale.
All’interno di una università di mediazione linguistica, le lingue vengono studiate in modo pratico ed applicato e a questo percorso si aggiunge l’esame di cultura della lingua studiata.
Quali sono i temi affrontati e le caratteristiche principali di un corso di cultura?


I docenti possono affrontare la questione da più punti di vista. Ed è fondamentale farlo perché parlare una lingua straniera, padroneggiarla tramite i modi di dire applicando correttamente tutte le sue regole, significa conoscere anche la sua cultura. Non si tratta semplicemente di sapere le caratteristiche principali che costituiscono il bagaglio culturale di una nazione come usi e costumi, cibi e tradizioni, musei e bellezze architettoniche. Tutto consiste nell’apprendere qualcosa di più profondo, qualcosa che ha anche a che fare con i valori, con le credenze, con l’esperienza diretta e anche con una certa predisposizione a superare giudizi e pregiudizi.

La definizione stessa del termine cultura ci indica che si tratta di un ‘an umbrella term’. Questo sottintende che sotto questa parola ci siano tanti altri aspetti, alcuni tangibili altri meno e reperibili solo dopo un periodo vissuto da local.

L’immagine dell’iceberg per comprendere appieno il concetto di cultura

Un altro modo per definire la cultura è senz’altro l’immagine dell’iceberg, perché?

La caratteristica principale dell’iceberg è proprio quella di vedere solo una minima parte. Tutto il resto, di cui non si conosce bene l’entità, è sotto la superficie dell’acqua. Dunque appena atterriamo all’aeroporto ci imbattiamo immediatamente nelle differenze più evidenti. Tra queste ci sono la lingua, il cibo, le uniformi, la modalità di salutare, la gestualità e via discorrendo. Per comprendere invece le altre, quelle meno evidenti, occorre fare un’esperienza più lunga, vivendo in prima persona la città, il luogo, le persone e le istituzioni locali. Tramite questa immagine si capisce dunque quanto la definizione di cultura sia profonda e complessa.

I tradizionali autobus di Londra

Un viaggio nella lingua inglese da analizzare geograficamente

Iniziamo il nostro viaggio analizzando geograficamente i paesi che parlano la lingua inglese. Prenderemo poi in esame gli aspetti meramente linguistici grazie anche alle dissertazioni fornite dal linguista David Crystal, Tutto questo per sfatare il mito per cui la lingua inglese si è diffusa grazie alla sua apparente semplicità e poi per comprendere le ragioni, i rischi e il futuro di una lingua globale.
Analizziamo gli aspetti storici, politici, con un particolare riferimento ai political speeches come quelli di Winston Churchill durante la seconda guerra mondiale o il Victory speech tenuto dal 44° presidente Barack Obama nel 2008. Questi esempi ci rivelano non solo l’importanza delle parole e il potere delle medesime ma anche l’immagine di un determinata nazione. Continuiamo il nostro viaggio volgendo lo sguardo verso la letteratura con un riferimento a chi è andato oltre la lingua creando nuove parole e nuovi significati come Lewis Carroll e le sue portmanteau words. Approdiamo poi in un periodo relativamente più recente dove si affrontano temi sociali e culturali, documentati da film, canzoni e movimenti di cui si sente spesso parlare come la ‘beat generation’. Ultima tappa: internet e l’avvento dei social media e una comunicazione digitale dove l’inglese regna sovrano!

Winston Churchill

Il contributo fondamentale degli studenti per completare il viaggio nella lingua inglese

Si tratta di un viaggio lungo, qualche volta difficile, arricchito dal contributo degli studenti sotto forma di commenti, realizzazione di mini e maxi progetti di gruppo che mi lasciano sempre piacevolmente esterrefatta.
Generalmente propongo loro una lista, un format e un insieme di regole affinché ogni individuo abbia la possibilità di esprimersi.

La costituzione dei gruppi, in un corso particolarmente nutrito, è fondamentale proprio per vedere tutte le personalità in azione e per cercare di ‘tenere impegnati’ quelli più esuberanti e far emergere quelli più timidi.

Qualche gruppo resta in una zona di comfort, scegliendo un argomento relativamente semplice e qualche volta invece, vanno oltre, scoprendo connessioni e approfondimenti davvero interessanti. Si tratta di un compito per esercitarsi su più lati, dal cercare le fonti all’organizzazione di un pensiero critico, fino ad esporre il proprio elaborato davanti alla classe.

Uno scorcio dei grattacieli di New York

In conclusione…

Non c’è una ricetta magica e non sempre la combinazione, docente-studenti, funziona ma certamente la didattica, a mio avviso, non si dovrebbe mai allontanare troppo dal fatto che siamo, tutti, esseri umani e come tali lo scambio diviene il maggior promotore del funzionamento di un corso.

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LVMH: storia di un colosso del lusso (Parte 2)

di Ottavia Nannetti

Bentornati sul blog di Unicollege, oggi parleremo del colosso del lusso LVMH, questa è la seconda parte dell’articolo sull’azienda. In questo caso ci concentreremo sulla funzione sociale del brand, i suoi progetti per i giovani, l’importanza che dà all’ambiente e i suoi scenari per il futuro

LVMH per le giovani generazioni

Per LVMH e le sue Maison, che custodiscono un patrimonio inestimabile di mestieri artigianali e creativi, preservare e sviluppare savoir-faire,che talvolta si tramandano da secoli, è una missione

Le Maison si inseriscono all’interno di una storia molto lunga fatta di passione e prestigio. Per preservarne l’identità e l’eccellenza, LVMH ha messo a punto numerosi dispositivi di trasmissione del savoir-faire e di valorizzazione dei mestieri artigianali e creativi verso le generazioni più giovani. Già dal 2000 il Gruppo promuove eventi e corsi di formazione volti alla professionalizzazione delle figure prossime ad entrare a far parte dell’azienda, mettendo a disposizione corsi gratuiti e creando appositi spazi di istruzione. 

  • Il primo progetto di questo tipo, che è stato promosso, è la LVMH House, centro di formazione dedicato ai dirigenti del Gruppo.
  • Nel 2010 stringe un partenariato con la prestigiosa Università di Design londinese “Central Saint Martins”, impegnandosi ad accogliere gli studenti nelle sue Maison e a sostenerli con borse di studio. 
  • Nel 2011 prosegue il processo di visibilità dell’azienda, che decide di organizzare la prima edizione delle “Journée Particulières”, aprendo al pubblico le porte delle sue Maison e dei laboratori. 
  • Nel 2013 il Gruppo ha istituito il premio “LVMH prize for Young Fashion Designers”, che pone al centro dell’attenzione le nuove generazioni di stilisti. 
  • Nel 2014 LVMH lancia l’Institut de Métiers d’Excellence (IME), un programma di formazione professionale che consente al Gruppo di trasmettere alle nuove generazioni preziose abilità e savoir-faire esclusivi. 

Va nominata poi l’iniziativa nata solo due anni fa: il tour “You and ME – Les metiérs d’Excellence en tournée”, un evento dedicato alla scoperta dei programmi di formazione proposti dall’Istituto del ME LVMH e alle opportunità lavorative disponibili nelle Maison del Gruppo nei mestieri della Creazione, dell’Artigianato e della Customer Experience. L’evento annuale è destinato agli studenti per far scoprire più di 280 mestieri d’eccellenza all’interno del Gruppo, oltre alle opportunità formative e lavorative disponibili. L’ultima edizione di questo tour è finita da poco tempo: i Metiérs d’Excellence di LVMH hanno fatto tappa a Firenze il 5 e 6 aprile al Giardino dell’Orticoltura, a Padova il 24 aprile al Centro Culturale Altinate San Gaetano, e per finire il 7 maggio a Napoli, presso Made in Cloister. 

Si segnala inoltre l’ultimo programma lanciato dal Gruppo: Inside LVMH. Per sostenere le giovani generazioni è stato creato questo programma formativo che già nel 2023 ha portato all’assunzione di 39.000 talenti sotto i 30 anni. L’iniziativa ambisce a dare alle giovani generazioni l’opportunità di scoprire l’ecosistema del lusso, di lasciarsi ispirare e arricchire le competenze, permettendo al Gruppo di creare una nicchia di candidati appassionati e qualificati per ognuna delle Maison. Ambisce inoltre a rafforzare l‘interazione con le prossime generazioni, incoraggiando accessibilità, impegno e inclusione. Per usufruire di questo servizio è stata creata ad hoc la piattaforma digitale con l’omonimo nome del progetto, che offre agli studenti l’accesso a contenuti esclusivi del Gruppo e delle Maison, nonché di esperti e professori esterni. La piattaforma digitale propone un percorso educativo fatto di articoli, video, podcast, seminari, ecc. Si tratta di un mezzo per raggiungere una platea di persone più ampia e diversificata nel mondo, formando professionisti futuri ed allo stesso tempo facendo conoscere il Gruppo stesso. Seguendo 4 moduli per un periodo di 8 settimane ed effettuando un quiz finale, gli studenti approfondiscono le proprie conoscenze su LVMH, ed il settore del lusso e arricchiscono il proprio CV con la certificazione INSIDE LVMH. L’iscrizione al corso è possibile fino al 16 maggio dell’anno corrente ed è completamente gratuita.

L’impegno sociale 

Sin dalla sua fondazione, il Gruppo ha fatto dello sviluppo sostenibile uno dei suoi principali orientamenti strategici. Questo impegno fornisce una risposta forte ai temi della responsabilità etica e del ruolo decisivo che un gruppo quale LVMH riveste nel contesto sociale – in Francia e nel resto del mondo. Gli impegni a lungo termine, come la tutela dell’ambiente, si traducono in benefici concreti per la società. Ad esempio, proteggere l’ambiente per LVMH non è solo un obbligo: è un dovere oltre che una fonte di competitività. È un dovere perché il successo a lungo termine delle Maison dipende direttamente dalla salvaguardia e dal rispetto delle risorse naturali impiegate per la realizzazione dei prodotti. Al contempo questa politica porta competitività perché dare rilevanza ai fattori ambientali rende i processi produttivi più affidabili, il che è un vantaggio non da poco sulla concorrenza. 

Già dal 1992 il Gruppo vanta un dipartimento ambientale che ha collezionato grandi risultati nel corso degli anni, e che ha portato nello stesso anno alla realizzazione del primo calcolo dell’impronta di carbonio (parametro che viene utilizzato per stimare le emissioni gas serra causate da un prodotto) e continuando il processo della riduzione dell’impatto ambientale dandone un esempio in occasione dell’Esposizione Universale ad Aichi (in Giappone), in cui Louis Vuitton ha presentato un padiglione fatto di sale, simbolo del suo impegno per la protezione dell’ambiente. 

Nel 2020 il Gruppo ha organizzato la LVMH Climate Week: una settimana di scambi proposta ai suoi collaboratori per condividere le linee di forza della sua strategia ambientale LIFE 360, la sua nuova bussola per i prossimi 3, 6 e 10 anni, e per incoraggiare ciascuno ad essere motore di cambiamento, secondo il motto condiviso: “Be The Change”. 

La diversità è una caratteristica propria di LVMH, la cui forza lavoro conta oltre 190 nazionalità e 4 generazioni che operano in più di 80 paesi. Come lo stesso Gruppo afferma:

“Dalle strutture di approvvigionamento e produzione alla distribuzione, il nostro personale coinvolge un patrimonio di centinaia di métier, che abbracciano ogni anello della catena di valori. Crediamo fermamente nell’unicità, nel talento e nella singolarità delle persone, qualunque sia il loro contesto di provenienza. Apprezziamo punti di vista diversi in quanto rendono la nostra Azienda ogni giorno più creativa, più innovativa e più forte. Perché essere inclusivi non è un lusso. È una scelta.” 

LVMH

Il Gruppo si impegna a promuovere una cultura inclusiva basata sul rispetto, dove ognuno può crescere e innovare, contribuendo così alle performance di lungo termine. Anche le Maison attuano iniziative in linea con il proprio contesto e strategie: le migliori di queste sono riconosciute ogni anno dall’Inclusion Index, che promuove e incoraggia le iniziative di diversità e inclusione in tutto il Gruppo attraverso 6 dimensioni: parità di genere, LGBTI+, disabilità, origini (nazionali e sociali), generazioni e cultura inclusiva (iniziative che contribuiscono a promuovere una cultura inclusiva e a migliorare l’esperienza complessiva dei talenti, partner e clienti del Gruppo). 

Ricordiamo inoltre l’iniziativa avvenuta nel 2019: “Une Journée Pour Soi”, un’iniziativa congiunta con l’organizzazione caritatevole Secours Populaire, destinata a donne in situazione di vulnerabilità in sei città francesi. 

L’ultima iniziativa portata avanti dal Gruppo riguarda un accordo unico (per ora) nel suo genere: LVMH sarà premium partner delle Olimpiadi e Paralimpiadi 2024. Si tratta del più grande impegno economico mai preso da un’azienda a sostegno di una manifestazione o di un evento sportivo. 

“I brand del conglomerato (molti dei quali sono made in Italy) saranno ovviamente in prima linea. Le medaglie saranno firmate dal marchio di gioielleria Chaumet: un iconico marchio di gioielleria di Parigi con centinaia di anni di storia applicherà il proprio savoir faire per creare il design di questi pezzi eccezionali che rappresentano la materializzazione del premio finale per gli atleti, dopo anni di sacrificio e impegno.”

Bernard Arnault

Infine, LVMH, insieme all’organizzazione Secours populaire français, sosterrà un programma per facilitare l’accesso alle discipline sportive per 1.000 tra bambini e giovani tra i 4 e i 25 anni che vivono in situazioni fragili. Il Gruppo, in particolare, finanzierà membership alle associazioni sportive, programmi di allenamento e lezioni per principianti. 

“Lo sport è una straordinaria fonte di ispirazione per i nostri brand, che uniranno l’eccellenza creativa e le performance atletiche contribuendo con il loro savoir-faire e la loro audace innovazione a questa incredibile celebrazione.”

LVMH
FILE PHOTO: LVMH luxury group Chief Executive Bernard Arnault announces their 2019 results in Paris, France, January 28, 2020. REUTERS/Christian Hartmann

Il lusso ad Oriente

Nell’ultimo anno, Bernard Arnault ha più volte convocato i suoi più fidati collaboratori presso la sede del suo impero del lusso in avenue Montaigne per discutere in maniera approfondita su un tema di cruciale importanza: la Cina.

Nonostante le sfide economiche e le crescenti tensioni geopolitiche, LVMH non può permettersi il lusso di abbandonare la Cina: i consumatori cinesi rimangono il moto trainante della crescita del proprietario del lusso. Secondo quanto riferito, Arnault ed il suo teamsono stati avvertiti dei problemi che l’invecchiamento della popolazione cinese potrebbe portare a LVMH: la propensione dei consumatori cinesi al risparmio, piuttosto che alla spesa per beni di lusso, è destinata a rafforzarsi con l’avanzare della loro età. 

Nonostante l’Europa sia il cuore dell’impero di Arnault, negli ultimi tre decenni, la Cina è stata il motore trainante della straordinaria crescita di LVMH. Prima che la pandemia impedisse gli spostamenti, i consumatori cinesi erano soliti imbarcarsi su voli diretti a Parigi e altre capitali della moda, alla ricerca di borse esclusive. Successivamente, hanno cominciato ad affollare le imponenti boutique di Louis Vuitton, Dior e altri marchi di LVMH, i quali hanno guadagnato crescente popolarità in Cina negli ultimi decenni. 

L’aumento dei consumatori cinesi, abituati a spendere generosamente, ha trasformato il panorama del lusso, tanto che ora la Cina contribuisce a circa il 20% delle vendite totali di LVMH. Bernard Arnault è stato proprio uno dei primi uomini d’affari d’oltreoceano ad investire in Cina all’inizio delle riforme dell’economia di mercato di Deng Xiaoping, aprendo un negozio Louis Vuitton a Pechino nel 1992. 

La riforma economica cinese, nota anche come “riforma e apertura” è il programma di riforme economiche nella Repubblica popolare cinese (RPC) guidate da Deng Xiaoping nel 1978. Queste riforme hanno permesso ai settori privati e all’economia di mercato di crescere, ed a livello estero le riforme economiche hanno aperto la Cina agli investimenti esteri e al mercato globale. 

Ora l’Asia è il posto dove LVMH ha più negozi che nel resto del mondo: 1289 contro i 1153 in Europa (esclusa la Francia) e 783 negli Stati Uniti. 

Conclusioni

LVMH è un gruppo che nel corso del tempo ha ampliato le sue capacità sapendo sfruttare al meglio i suoi punti di forza, cosa che continuerà probabilmente a fare nel futuro, cercando di migliorarsi e crescere in maniera consapevole e professionale. Nella speranza che questo accada, si spera che grandi realtà come quella descritta continuino a farsi conoscere e a creare iniziative che possano includere sempre di più i numerosi giovani che ambiscono a lavorare in questo tipo di settore che, oltre a produrre oggetti inestimabili, rappresenta la storia di molte persone che hanno dedicato la loro vita alla trasmissione dell’Artigianato e della cultura del Bello. 

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Attivato il nuovo centro editoriale di Unicollege: le novità in arrivo

Un nuovo centro studi che opera strategicamente nell’ambito delle scienze linguistiche e sociali è attivo a Firenze. Si tratta del Centro Editoriale Accademico, ente di ricerca e realtà editoriale dell’università di lingue e di mediazione linguistica Unicollege SSML, con sedi a Firenze, Mantova e Torino.

Le tematiche trattate dal centro editoriale

Le prime pubblicazioni sono attese a breve su www.unicollegessml.it. Queste saranno frutto di una riflessione condotta da esperti linguisti italiani e stranieri sotto la guida del professor Lorenzo G. Baglioni.
Le pubblicazioni in uscita affrontano il complesso tema del rapporto tra professionisti della traduzione e intelligenza artificiale. Di particolare interesse si preannuncia il collegamento con il centenario di Italo Calvino, che proietta il contributo di questo insigne autore italiano nella realtà digitale.

La mission nel campo della formazione

Grazie a queste iniziative Unicollege coglie a pieno le tradizionali mission del mondo accademico, completando la lunga esperienza nel campo della formazione con la nuova attività nel campo della ricerca.

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New York: verso l’orizzonte e oltre!

Il racconto dell’esperienza frutto della collaborazione tra Unicollege e Associazione Diplomatici

LE MIGLIORI 10 cose da vedere e fare a New York City (2024)

A chi non piace viaggiare? Chi non ama conoscere nuove persone? A chi non piace vedere mondi nuovi? Ecco, a nessuno! Allora, oggi, parliamo finalmente della mia esperienza a New York. Non sono andata in vacanza, purtroppo, ma ho partecipato al progetto “CWMUN New York” di Associazione Diplomatici (se foste interessati: https://www.diplomatici.it/) a cui la mia università ha aderito. Come funziona? Semplice. Ci si iscrive al colloquio, i tutor dell’associazione testano i candidati. Se si è fortunati, e bravi, si può vincere una borsa di studio se il livello di lingua e quello di cultura generale vengono ritenuti adeguati. Infatti, questo evento mondiale e internazionale consiste in un’enorme simulazione di assemblee delle Nazioni Unite in cui i partecipanti devono rappresentare paesi diversi, con i relativi problemi, punti di forza e difficoltà a fine di trovare un punto d’incontro con altri paesi e creare coalizioni relative ad un determinato argomento trattato. Insomma, una sorta di gioco di ruolo, ma molto in grande!

Prima della partenza…

Durante il colloquio, la ragazza ‘addetta’ all’intervista, è apparsa da subito gentile, cordiale, disponibile ed interessata. Il suo compito era testare, al tempo stesso, sia il livello di inglese che quello di cultura generale. E’ riuscita, però, a non mettermi sotto pressione, cercando sempre di mettermi a mio agio. Infatti, a me, ad esempio, ha permesso di parlare di cose, per me, piuttosto interessanti e di mia competenza.
Nei mesi precedenti alla partenza, ho seguito un corso, una volta a settimana per due ore, che mi ha aiutato a capire di più riguardo ciò che avrei dovuto fare una volta a New York. E’ stato, però, utile anche, e soprattutto, ad ampliare le mie conoscenze rispetto ad argomenti di estrema importanza, quali l’ONU, la sua struttura, la sua missione, la sua importanza, eccetera. I tutor, Angelo e Michela, si sono, da subito, dimostrati estremamente preparati e qualificati, ma anche in grado di stabilire con noi ragazzi rapporti umani basati sulla disponibilità, sul confronto e sull’empatia.

New York City, here we are!

Una volta a NY, ho partecipato a conferenze molto divertenti e coinvolgenti: chiunque, infatti, durante i dibattiti, ha la possibilità di scegliere se parlare o meno. Qualora si scegliesse, però, di non partecipare attivamente ogni giorno (per timidezza o paura, ad esempio, come me) ci si ritrova comunque in una situazione in cui sono davvero innumerevoli le cose che si imparano. Non si ampliano solo conoscenze relative al public speaking, ma anche riguardo gli stessi argomenti trattati, dall’economia alla finanza al marketing e via dicendo.
Una delle cose più incredibili ed emozionanti dell’intera esperienza è stata sicuramente la visita alle Nazioni Unite. Tutto è stato così entusiasmante. Anche il pensiero di star solcando il suolo su cui pochi attimi prima sono passati esponenti di inestimabile valore per il mondo intero è davvero inspiegabile a parole. Vorrei sottolineare, anche, il valore e l’importanza per quanto riguarda la cerimonia di chiusura. Tra gli ospiti presenti anche Valery Owens Biden, sorella del presidente americano Joe Biden e politica anch’essa, una donna dai valori incredibili e di enorme garbo, che è riuscita a tenere alta l’attenzione su di lei con un discorso estremamente semplice e naturale. In quel momento stava giungendo al termine quella che per me sarà sempre una delle esperienze più belle, importanti e indimenticabili del mio percorso universitario, ha dato un senso profondo a questo momento.

Che dire..

Tutto è stato davvero perfetto! Ero preparata a ciò che avrei vissuto una volta lì ed ero sicura del posto in cui mi trovavo. Mai mi sono sentita in pericolo, seppur fossi insieme ad altre ragazze in una città immensa dall’altra parte del mondo che come qualsiasi altro luogo ha innumerevoli pericoli. Non ho mai accusato la solitudine perché avevo dei punti di appoggio (i miei tutor) che sapevo essere reperibili e disponibili 24 ore al giorno. Mai avrei davvero potuto chiedere qualcosa di meglio.
Ho conosciuto una miriade di persone, di tantissime città italiane diverse, ma anche di tantissimi paesi diversi e lontani tra loro. Questo mi ha permesso di conoscere tante culture ed etnie diverse, che, attraverso la condivisione e lo scambio di idee, mi hanno permesso di crescere come persona. Ci tengo a precisare che non è stata solo politica, economia e finanza, ma anche rapporti umani, socialità, amicizie e divertimento. E’ vero, ci sono alcuni giorni in cui mezza giornata va “persa” a causa delle conferenze, ma non è tempo perso, anzi. Quelli sono i momenti più costruttivi, puri e veri di tutta l’esperienza. Oltre al fatto che sono pur sempre stata a New York, una cosa che capita una volta nella vita! Ho vissuto a tremila ogni giornata, letteralmente ogni giorno come se fosse l’ultimo, per vedere, assaporare, toccare con mano e visitare quante più cose possibili.

The end..

Non ci sono aspetti negativi di questa esperienza; forse soltanto il vento, il freddo e la scossa di terremoto avvertita quando mi trovavo lì. Prevale, però, solo un enorme senso di gratitudine per aver potuto far parte di tutto ciò. Consiglio, di una ragazza che l’ha vissuta, davvero vivamente di continuare, se possibile, questa bellissima partnership tra la nostra università Unicollege e Associazione Diplomatici. E’ davvero un’esperienza che chiunque dovrebbe fare, perché è qualcosa che cambia la vita, in un modo o nell’altro.

See you soon New York, thank you for all!