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Cultura inglese, civiltà e istituzioni: un viaggio intorno alla lingua globale

Di Alessandra Andreani

Ho da poco terminato in qualità di docente il corso di cultura, civiltà e istituzioni inglese e colgo l’occasione per riassumere brevemente le tappe fondamentali di questo viaggio intorno alla lingua globale.
All’interno di una università di mediazione linguistica, le lingue vengono studiate in modo pratico ed applicato e a questo percorso si aggiunge l’esame di cultura della lingua studiata.
Quali sono i temi affrontati e le caratteristiche principali di un corso di cultura?


I docenti possono affrontare la questione da più punti di vista. Ed è fondamentale farlo perché parlare una lingua straniera, padroneggiarla tramite i modi di dire applicando correttamente tutte le sue regole, significa conoscere anche la sua cultura. Non si tratta semplicemente di sapere le caratteristiche principali che costituiscono il bagaglio culturale di una nazione come usi e costumi, cibi e tradizioni, musei e bellezze architettoniche. Tutto consiste nell’apprendere qualcosa di più profondo, qualcosa che ha anche a che fare con i valori, con le credenze, con l’esperienza diretta e anche con una certa predisposizione a superare giudizi e pregiudizi.

La definizione stessa del termine cultura ci indica che si tratta di un ‘an umbrella term’. Questo sottintende che sotto questa parola ci siano tanti altri aspetti, alcuni tangibili altri meno e reperibili solo dopo un periodo vissuto da local.

L’immagine dell’iceberg per comprendere appieno il concetto di cultura

Un altro modo per definire la cultura è senz’altro l’immagine dell’iceberg, perché?

La caratteristica principale dell’iceberg è proprio quella di vedere solo una minima parte. Tutto il resto, di cui non si conosce bene l’entità, è sotto la superficie dell’acqua. Dunque appena atterriamo all’aeroporto ci imbattiamo immediatamente nelle differenze più evidenti. Tra queste ci sono la lingua, il cibo, le uniformi, la modalità di salutare, la gestualità e via discorrendo. Per comprendere invece le altre, quelle meno evidenti, occorre fare un’esperienza più lunga, vivendo in prima persona la città, il luogo, le persone e le istituzioni locali. Tramite questa immagine si capisce dunque quanto la definizione di cultura sia profonda e complessa.

I tradizionali autobus di Londra

Un viaggio nella lingua inglese da analizzare geograficamente

Iniziamo il nostro viaggio analizzando geograficamente i paesi che parlano la lingua inglese. Prenderemo poi in esame gli aspetti meramente linguistici grazie anche alle dissertazioni fornite dal linguista David Crystal, Tutto questo per sfatare il mito per cui la lingua inglese si è diffusa grazie alla sua apparente semplicità e poi per comprendere le ragioni, i rischi e il futuro di una lingua globale.
Analizziamo gli aspetti storici, politici, con un particolare riferimento ai political speeches come quelli di Winston Churchill durante la seconda guerra mondiale o il Victory speech tenuto dal 44° presidente Barack Obama nel 2008. Questi esempi ci rivelano non solo l’importanza delle parole e il potere delle medesime ma anche l’immagine di un determinata nazione. Continuiamo il nostro viaggio volgendo lo sguardo verso la letteratura con un riferimento a chi è andato oltre la lingua creando nuove parole e nuovi significati come Lewis Carroll e le sue portmanteau words. Approdiamo poi in un periodo relativamente più recente dove si affrontano temi sociali e culturali, documentati da film, canzoni e movimenti di cui si sente spesso parlare come la ‘beat generation’. Ultima tappa: internet e l’avvento dei social media e una comunicazione digitale dove l’inglese regna sovrano!

Winston Churchill

Il contributo fondamentale degli studenti per completare il viaggio nella lingua inglese

Si tratta di un viaggio lungo, qualche volta difficile, arricchito dal contributo degli studenti sotto forma di commenti, realizzazione di mini e maxi progetti di gruppo che mi lasciano sempre piacevolmente esterrefatta.
Generalmente propongo loro una lista, un format e un insieme di regole affinché ogni individuo abbia la possibilità di esprimersi.

La costituzione dei gruppi, in un corso particolarmente nutrito, è fondamentale proprio per vedere tutte le personalità in azione e per cercare di ‘tenere impegnati’ quelli più esuberanti e far emergere quelli più timidi.

Qualche gruppo resta in una zona di comfort, scegliendo un argomento relativamente semplice e qualche volta invece, vanno oltre, scoprendo connessioni e approfondimenti davvero interessanti. Si tratta di un compito per esercitarsi su più lati, dal cercare le fonti all’organizzazione di un pensiero critico, fino ad esporre il proprio elaborato davanti alla classe.

Uno scorcio dei grattacieli di New York

In conclusione…

Non c’è una ricetta magica e non sempre la combinazione, docente-studenti, funziona ma certamente la didattica, a mio avviso, non si dovrebbe mai allontanare troppo dal fatto che siamo, tutti, esseri umani e come tali lo scambio diviene il maggior promotore del funzionamento di un corso.

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Il mio Erasmus a Malaga: storia di un’esperienza di viaggio e studio

di Luca de Simone

Volete davvero sapere che esperienza é stata il mio Erasmus a Málaga?
Non penso che possano esistere parole per descrivere le emozioni che mi porterò dentro per sempre. Si suol dire “arricchire il bagaglio culturale” di una persona, ma io credo che all’aeroporto sarei dovuto arrivare con decine di questi ultimi.

Viaggiare per l’Erasmus

Viaggiare è la prima ragione che mi ha portato a intraprendere questo cammino. Mi sento libero
e lo consiglio a tutti! È sicuramente un’opportunità per conoscere se stessi. Mi è capitato di viaggiare da solo a Lisbona o in Irlanda del Nord e in molti altri posti, ma oggi non siamo qua a parlare di questo. Malaga è una città che ho scoperto essere molto adatta alle mie esigenze quotidiane. Non sono una persona difficile, amo il sole, il mare e una buona mentalità tra le strade.
Malaga è solare, piena di vita e colori, e allo stesso tempo, piena di turismo e persone da tutto il mondo curiose di scoprire cosa cela questa città. Infatti, vivendo l’Erasmus ho avuto l’opportunità di praticare tutte le mie lingue di studio, ovvero inglese, spagnolo e francese.
Per chi vuole sentirsi libero e vivere un periodo molto tranquillo, consiglio di prendere in considerazione questa città.

La prima attività che ho svolto

La prima cosa che ho fatto è stato posare le valigie, vedere un attimo la casa, e correre a scoprire l’università. Ero troppo curioso, me ne avevano parlato bene perché una compagna di studi ha passato il primo semestre lì e solamente all’idea ero euforico. Devo dire che sono rimasto sbalordito. Ho sempre voluto studiare in un contesto universitario grande come una specie di campus con mense, palestra, piscina e campi sportivi.

Alloggio e sport

Per quanto riguarda la casa non è stato molto difficile trovarla visto che dei compagni dell’università avevano passato il primo semestre in Erasmus a Malaga; dunque non ho fatto molte ricerche perché mi sono affidato a loro e, alla fine, ho scelto una casa tra il mare e all’università, quindi era molto comodo la mattina raggiungere il campus perché vivevo a due fermate della metro. Non ho avuto particolari problemi con le distanze visto che la città è pressoché collegata bene dalla metro, bus o taxi.
L’unico problema era la notte, da circa mezzanotte alla mattina dopo. La metro riapriva verso le 6:30 del mattino, però avendo fatto molte amicizie ho sempre trovato
persone che mi hanno ospitato a dormire e quindi questo ha creato ulteriori emozioni e connessioni tra persone che è una cosa che amo. La casa in cui vivevo era grande con molto spazio, luminosa e ventilata con un grande salone, tre divani ed una televisione enorme, dove ho guardato il telegiornale, programmi televisivi spagnoli e invitato compagni dell’università a vedere la finale di Champions League o a mettere un po’ di musica prima di uscire.
A Malaga inoltre promuovono molto lo sport e questa è una delle cose che ho adorato di più. Mi sono subito
iscritto e per vari mesi sono andato in piscina circa mezz’ora per riscaldare i muscoli e poi in sala pesi ad allenarmi per un’ora e mezza. È stato gratificante perché non avevo mai fatto nuoto come un vero e proprio sport quindi è stato bello poter approfondire questa parentesi e scoprire vibes nuove.

L’esperienza universitaria in Erasmus

L’esperienza universitaria è stata magnifica, tutti mi hanno accolto come se fossi uno di loro.
I professori sono molto disponibili, alla mano, ma soprattutto cercano di diffondere un contesto super informale, completamente diverso da noi in Italia. Qui a Malaga, tutti i professori venivano chiamati per nome o addirittura con l’abbreviazione del nome, mentre noi al massimo diciamo “prof” e quasi suona irrispettoso.
Poi è successa una cosa molto bella che non mi scorderò mai. Era il primo giorno di università e a fine lezione si sono avvicinati un ragazzo ed una ragazza e mi hanno detto: “Ciao, visto che sei uno studente Erasmus dall’Italia e noi amiamo l’Italia”, potresti iniziare ad uscire con noi e
vivere Malaga nel vero senso della parola?”.
Devo dire che non mi sono mai sentito completamente
solo. Questa è un dettaglio che ha fatto sì che questa esperienza sia indimenticabile.

Mappa del campus universitario di Malaga

Tempo libero e gastronomia

Il tempo libero è stata una delle parti più belle interessanti perché d’altronde fare quello che ci piace è il massimo. Divertirsi, uscire, bere qualcosa, fare esperienze, andare a ballare, vedere tramonti, panorami, camminare, cucinare… Niente di tutto questo ha un prezzo!
La mia giornata tipo in settimana era abbastanza stabile: lezione, palestra/piscina e pranzo all’università. Tutto questo avveniva in zona universitaria perché all’interno del campus c’era tutto. Verso cena tornavo a casa, spesso cucinavo qualcosa perché adoro cucinare e invitavo spesso anche i colleghi dell’università che rimanevano sempre contenti.
La gastronomia spagnola è davvero magnifica partendo dalle tapas, dal prosciutto, la qualità dell’olio e delle arance, arrivando alle empanadas, tortillas e molto altro… Una delle cose che mi è piaciuta di più, e che descrive molto l’ambiente spagnolo, è l’informalità che c’è tra le strade spagnole. Invece di finire a cenare in ristoranti, la maggior parte delle persone qua si siedono a bere un paio di birre e a stuzzicare qualcosa. Questo è sia più umano, ma anche più “terra terra” ed economico. Purtroppo, negli ultimi anni stanno creando un business gigante dietro alle tapas, che prima erano gratis nel momento in cui ordinavi qualcosa da bere, invece adesso sono piatti a parte da pagare.

Prima di partire…

Sono una persona che cerca di rispettare molto se stessa. Come ultima cosa vi aspettate che abbia
salutato gli amici che ho conosciuto qua… Beh sì è successo ovviamente, ma quello che amo
fare è salutare quei posti da solo, luoghi che mi hanno regalato tantissime emozioni ed esperienze
e dunque, andare lì e passare delle ore in silenzio per rivivere le stesse emozioni. Senza ombra di
dubbio, il posto più mozzafiato che raccomando per un tramonto e per guardare le luci della città
è Monte Victoria, a pochi passi dal centro della città.

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La Geopolitica della musica: il caso dell’Eurovision Song Contest

di Rebecca Princiotta Cariddi

Esiste un vero e proprio legame tra due mondi così diversi come quello della Geopolitica e quello della musica? A seguito dell’analisi della musica come strumento di soft power e del caso empirico dell’Eurovision Song Contest, è possibile affermare che queste due realtà, che potrebbero sembrare alquanto remote a primo impatto, sono in effetti legate da un nesso intrinseco tra di loro. Questo articolo
analizza, da diverse prospettive, il rapporto che unisce la Geopolitica e la musica.

Il soft power come strumento geopolitico

Il concetto di potere è da sempre considerato molto complesso, date le sue molteplici sfaccettature.
Esso può distinguersi in hard e soft power, i quali corrispondono rispettivamente al potere basato sulla metafora del “bastone e la carota”, quindi su forza e diplomazia coercitive, sanzioni economiche e anche ricompense o offerte di alleanza, eccetera; mentre il soft power è quella dimensione di potere basata sulla metafora della calamita, ossia la capacità di persuadere le nazioni in maniera più soft, e quindi attraverso la sfera culturale, la quale racchiude anche la musica, le tradizioni e altro, poi anche mediante i valori politici, la politica estera eccetera. Esistono diverse
prospettive e pensieri rispetto al concetto di soft power che hanno rilevato altre risorse e sfaccettature di questa dimensione di potere, oppure lacune nel modello base originale di Joseph Samuel Nye Jr. Infine, esiste anche lo smart power, nonché l’evoluzione e l’unione di hard e soft
power, una combinazione equilibrata e ideale per le nazioni nello scenario geopolitico internazionale.

La Geopolitica della musica

L’analisi della musica come strumento diplomatico di soft power, ossia quando essa diventa simbolo di un linguaggio transnazionale universale e, soprattutto, quando viene percepita come tale
dalla popolazione globale, rappresenta un primo approccio rispetto allo studio del nesso che lega la sfera della Geopolitica a quella della musica. Alcuni esempi lampanti sono la cosiddetta Korean
Wave
e l’influenza globale del K-pop con gli interventi e i progetti del gruppo sudcoreano BTS nell’ambito delle Nazioni Unite, oppure la musica di protesta sociopolitica e quanto essa possa
trasmettere molto più delle semplici parole, trasformandosi in una risorsa e una dimensione unica in grado di coinvolgere le comunità a prescindere dalle differenze, trasmettendo messaggi rilevanti in
qualsiasi contesto, tra cui quello sociopolitico
. È rilevante, da questo punto di vista, il contributo della musica sociopolitica anglo-americana, grazie ai brani di artisti rinomati in questo settore come i Beatles o Bob Dylan. Altrettanto interessante è stato osservare come la musica venga utilizzata spesso anche dai governi a scopo sociopolitico e propagandistico, come avvenne in Spagna con Francisco Franco.

Il caso empirico dell’Eurovision Song Contest

Il punto chiave dell’analisi è quello dello studio del caso empirico dell’Eurovision Song Contest,ossia uno scenario di fama internazionale propriamente geopolitico-culturale. Dal processo di nation branding sviluppato e utilizzato dalle nazioni partecipanti come strategia diplomatica, alla formazione dei cosiddetti “blocchi di voto” con le annesse rivalità, alleanze, manovre e dinamiche geopolitiche, fino alla questione del voto come scelta politica o come scelta artistico-culturale, soprattutto prendendo in esame la vittoria dell’Ucraina nel 2022 e le misure adottate dall’Unione Europea di radiodiffusione dopo l’invasione russa nel febbraio 2022, il festival musicale paneuropeo si dimostra un caso studio più che valido e rilevante a dimostrazione del vero e proprio legame che rende affini la dimensione geopolitica e quella musicale.

Conclusioni

Attraverso quest’analisi risulta evidente che la mente umana non smetterà mai di avvalersi della musica come strumento diplomatico e come veicolo per trasmettere messaggi sociali, politici e geopolitici. Questo indica che la musica sarà quasi sicuramente una delle forme d’arte per
eccellenza che guideranno l’evoluzione sociopolitica del mondo. Il caso studio dell’Eurovision Song Contest, la questione del voto come scelta politica o artistico-culturale, la vittoria dell’Ucraina, la squalifica della Russia, l’assegnazione del massimo dei punti da parte dell’Ucraina
nei confronti di Regno Unito e Polonia (due paesi che hanno da subito supportato lo Stato ucraino dal punto di vista militare e sociale) e altri aspetti analizzati, hanno reso possibile individuare e studiare l’allineamento che si viene a creare tra il sentimento dell’opinione pubblica e gli interessi o gli obiettivi di politica estera delle nazioni partecipanti, incentivando così, da una prospettiva empirica, l’ulteriore dimostrazione del fatto che la musica può essere considerata uno strumento diplomatico di soft power a tutti gli effetti.